venerdì 14 febbraio 2014

QUATTRO MILIARDI E NOVEMILA NOVECENTO OTTANTAQUATTRO MILIONI DI ANNI DA PANICO ovvero LA VERA STORIA DEL MONDO - Capitolo 1

Tanto tempo fa (più o meno alla fine del liceo) folgorato dalla lettura di Parola di Giobbe (Giobbe Covatta 1991), avevo iniziato a scrivere la mia versione della storia dell'uomo, una serie di minchiate demenziali che, alla Giobbe Covatta maniera, cercavano di parlare della storia dell'umanità in maniera non-sense e umoristica.

Un progetto ambizioso, che poi è andato spegnendosi e riaccendendosi più volte nell'arco degli anni. La prima stesura (su un quadernaccio del primo anno di università ormai perduto) è del 1999. Il file del primo capitolo è datato Giugno dello stesso anno. Avevo vent'anni. Preistoria. Anzi Storia. La storia dell'umanità, secondo me.

"QUATTRO MILIARDI E NOVEMILA NOVECENTO OTTANTAQUATTRO MILIONI DI ANNI DA PANICO ovvero LA VERA STORIA DEL MONDO di Giorgio Davì." si intitolava.

 Ho ricominciato solo ora a rileggerlo e, devo dire, somiglia tremendamente al libro di Covatta. L'ultima modifica è del 2006. In ogni caso ho deciso di pubblicare quanto scritto, qui sul blog a puntate. Chissà se qualcuno lo leggerà mai...

Capitolo 1
Il principio della fine

In principio era il nulla.
Poi Dio creò il cielo e la terra. Egli disse:
“Sia luce!” e la luce fu.
Iddio chiamò la luce “giorno” e le tenebre “notte”. Così venne la sera e poi la mattina, e fu un altro giorno.
Il secondo giorno, Dio divise la terra dal cielo e vide che era cosa buona.
Il terzo giorno resuscitò.
Il quarto giorno, Dio popolò il cielo d’uccelli e le acque di pesci e vide che era cosa buona.
Il quinto giorno, creò i bastoncini del Capitan Findus, con la loro croccante panatura, e vide che così erano ancora più buoni, ma scongiurò il Capitano di non rivelare mai il segreto del suo merluzzo, ed allora il Capitano, per ripicca, creò la pasta, la famosa Pasta del Capitano.

Il sesto giorno, Iddio disse:
“Mi sento un po’ stanchino…” ed il letto fu.
Il settimo giorno poté dunque dormire, e vide che era cosa buona. Iddio disse:
“Dopo sei giorni che uno si fa un mazzo tanto, ci si può pure riposare…”, e così fu.

A questo punto Dio avrebbe potuto fermarsi, ed invece continuò, a giocare fare le creazioni. E fu così che il Creatore trascorse i successivi mille anni.
Durante questo lasso di tempo, Iddio aveva creato tutto il creabile, dal dentifricio per la carie al profilattico ritardante, dal teletrasporto a Beautiful, passando per il gelato al gusto Puffo, ma era tuttavia insoddisfatto.

Egli disse:
 ”Non mi sento del tutto appagato… Nonostante io abbia creato miliardi di minchiate inutili, sento che qualcosa ancora mi manca… Ma cosa?”
Dio iniziò a farsi prendere da enormi paranoie… Iniziò a ricontrollare tutte le sue creazioni, ma tutto ciò che ottenne fu solo un bell’esaurimento nervoso: alla fine, in preda ad un raptus, Dio distrusse l’universo e ricominciò da capo.

In sei giorni creò nuovamente il set base del mondo: il cielo, la terra, il mare, gli animali, Capitan Findus, il sole e la luna. Il settimo giorno, invece di riposarsi, creò i dinosauri, e disse: ”Forse avrei fatto meglio a riposarmi un po’…”, e li annientò per sempre.




Poi disse:
“Finalmente ho capito cosa mancava nel mio precedente universo: mancava qualcuno che potesse usufruire delle mie magnifiche creazioni, qualcuno che mi venerasse intimorito dalla mia ira, qualcuno che avesse l’intelligenza per poter capire il mio grande disegno divino!”, e così Dio, fiero di aver trovato una elegante e sobria soluzione da mettersi in salotto, creò l’uomo e lo chiamò Adamo.
Dio evidentemente era ancora molto stanco, difatti Adamo non gli riuscì tanto bene. Per non mortificarlo gli disse di averlo creato a propria immagine e somiglianza (mentendo spudoratamente) e gli permise di vivere in un luogo paradisiaco: il Paradiso (più paradisiaco di questo!).

Dio purtroppo si rese conto che per una creatura del genere il suo disegno divino sarebbe rimasto ben incomprensibile… Non contento, ci riprovò il giorno seguente, ma non fece altro che peggiorare le cose. Iddio creò “Immarcioplecco”, che era perfino peggio di Adamo.
Ed il Creatore disse:
“E’ di nuovo il momento del riposino…” e così fu.
Dopo sette giorni Dio ci provò di nuovo, e questa volta venne fuori qualcosa di meglio: Eva. Non assomigliava neanche lei a Dio, ma almeno aveva quel qualcosa in più (o in meno) che la contraddistingueva. Eva era “quasi” perfetta: bionda chioma fluente, occhi splendenti come smeraldi ed un fisico da fare invidia a Carmen Electra. Ma fu quel “quasi” a fregarla: appena Eva aprì bocca, Dio si rese conto di aver combinato un altro disastro e per rifarsi creò le scarpe con le zeppe.
Da quel giorno Egli capì che era giunto il momento di smetterla con le creazioni e iniziò a giocare con il Lego.

Così Adamo, Eva e Immarcioplecco vissero nel Paradiso Terrestre insieme a Bonolis, Laurenti e San Pietro fino a che Dio, dopo aver combinato l’ennesimo errore, non creò il Diavolo. Visto che nell’universo non ci viveva più da solo, poté incolpare gli esseri umani e li cacciò dal giardino di casa sua, inventandosi la storia della mela proibita, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale datata 5 Gennaio del 12000 A.c.

E Dio disse:
 “Tu, uomo, dovrai farti un culo tanto per portarti a casa ottocento euro al mese, lordi, che con le trattenute diventano tipo 300 euro se ti va bene, e tu, donna, dovrai partorire centinaia di bambini, naturalmente con l’inseminazione artificiale: Adamo mica è superman!” e così fu.
Egli si dimenticò totalmente di Immarcioplecco, tanto da non citarlo nemmeno nella storia della mela.

Da quel dì il Signore non volle più parlare con gli esseri umani, frutto della sua stanchezza, e si limitò di tanto in tanto a rompere l’anima al primo Ebreo che gli capitava sott’occhio.
Solamente alcuni millenni dopo, Dio si trovò costretto a scendere sulla terra sotto mentite spoglie, per sistemare la sua ennesima nefandezza, ma di questo parleremo più avanti.


 CONTINUA [?]

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