venerdì 24 gennaio 2014

Recensione Broken Age - Atto Primo, Secondo Piano: Citofonare "Shafer"


Dopo la fiacca anteprima, non mi aspettavo cotanto giochillo, eppure... E' vero che mi ci sono volute solo quattro ore scarse per arrivare all'immancabile colpo di scena e relativa "fine primo atto", ma se devo dirla tutta, questa avventura mi sta garbando davvero molto. Andiamo quindi ad esplorare questo primo episodio dell'ultima fatica di Double Fine.


"Nel blu, dipinto di.... di che colore sono ste nuvole?"
Per i più pigri ripeto quello che avevo già detto: trattasi di una avventura punta a clicca per PC, vecchio stile, tipo Monkey Island o Grim Fandango (se non sapete cosa siano, sparatevi: sono le pietre miliari degli anni 80 e 90 delle avventure grafiche LucasArts!), creata da Tim Shafer (padre di Day of The Tentacle, Grim Fandango ecc ecc) con i soldoni forniti dai suoi fans tramite Kickstarter (anche in tal caso: se non sapete cosa sia, studiate). In pratica i nostalgici hanno pagato il padre delle avventure old-style, per avere una nuova avventura old-style. 
L'avventura tanto attesa si chiama Broken Age (in questi giorni esce l'Atto 1 su Steam a 28 euro): i protagonisti sono Vella, una ragazza che deve essere sacrificata al mostro Mog Chotra come da tradizione delle sue lande, e Shay, un ragazzo che vive segregato in un'astronave giocattolosa. I due non si conoscono: i loro mondi sono separati e le loro storie viaggiano in parallelo senza incontrarsi (per ora...).

Due mondi a confronto
Lo dico subito: con tutti i soldi accumulati dalla Double Fine mi aspettavo da Tim un capolavoro di proporzioni monolitiche. 
"Caro Tim, non mi frega se hai speso metà della somma per Elijah Wood o Jack Black o il dio Anubi che da la voce al protagonista o per la colonna sonora THX con suono quadrimensionale.... Io ho pagato per una avventura old-style: mi aspetto che i soldi siano stati usati per la trama, gli enigmi, la sceneggiatura e i disegni... Di tutto il resto spero che tu te ne sia fottuto, Tim! D'altronde questo facevi 20 anni fa... con molti meno quattrini... No?"

"Wendy.... Sono il lupo cattivo!!!!"
No. I sogni purtroppo si infrangono e scopro che Broken Age mantiene le promesse solo a metà. Onestamente è una bella avventura: la trama è molto interessante e ricca di colpi di scena,  la sceneggiatura è divertente ed accattivante, lo stile grafico simpatico, fresco e ispirato da profumata aria 'vintage'. Oltretutto la storia è intrigante sin da subito: come farà Vella a sconfiggere il mostro che mangia le donzelle nel suo paese fiabesco? Come farà Shay a scappare dalla navicella che lo tiene prigioniero? I due si incontreranno mai? Vivono i realtà parallele? Insomma, è tutto molto bello, ma... Non così bello. 
Ma come mai? Dov'è il trucco? Per capirlo facciamo un confronto con i vecchi capolavori del genere, e vediamo perchè Broken Age non è all'altezza, pur mantenendosi su standard molto alti.

il Gelatiiiino
 Le pietre di paragone saranno Grim Fandango e le prime due avventure di Guybrush Treepwood: cosa avevano quelle avventure che questa non ha? Qual era il quid in più che le ha rese capolavori? Perchè a ditanza di anni ci rigioco volentieri, ed ogni volta è un viaggio godereccio verso la libidine?
 Tempo fa pensavo che la soluzione fosse solo psicologica: quelli sono i giochi della mia infanzia e della mia adolescenza, e li valuto grandiosi perchè sono nostalgico. Forse. Ma questo ragionamento può valere per qualunque cosa e risultare paradossale:  Supercar non è meglio di Breaking Bad anche se sono nostalgico, anche se da piccolo adoravo KITT. Il discorso nostalgia non c'entra. Il ragionamento deve essere fatto fuori dal tempo: cosa hanno OGGETTIVAMENTE in più quelle avventure? 
Riflettendo, ho infine trovato quattro caratteristiche che in Broken Age sono solo accennate e che nelle vecchie avventure Lucas erano invece la carta vincente: 
1-Personaggi 2-Durata 3-Difficoltà 4-Demenzialità

Scorcio del lungomare di Ostia
1-Personaggi: Vella e Shay sono protagonisti ottimi. Ma Manny e Guybrush, nella loro follia, erano più gagliardi, più simpatici e scritti molto meglio. Mi sembrava di conoscerli profondamente. Vella e Shay rimangono invece due conoscenti: non mi sono affezionato.  Stessa cosa per i personaggi non giocanti: nessuno sarà mai alla'altezza di Glottis, del Maestro di Spada, di Stan, di LeChuck, di Don Copal o del Capitano Velasco...

2- Durata: l'atto 1 di Broken Age  è durato 4 ore. Ci avrò giocato tre volte. Gli enigmi si risolvono velocemente e i posti da visitare non sono poi molti. Per finire il primo Monkey Island ci misi in totale un mese, Grim Fandango di più, rimasi bloccato più volte. Le location erano vaste e si dovevano percorrere avanti e indietro mille volte, tanto che, alla fine di un enigma complesso, avevo quasi il magone ad abbandonarle: ormai ero di casa....

3-Difficoltà : forse il tasto più dolente. In Broken Age abbiamo enigmi facili, intuitivi e rapidi. Poco pensiero laterale all'opera. E le location piccole aiutano a trovare subito gli oggetti da concatenare e usare. Non c'è soddisfazione. Rimanere bloccato a Rubacava per giorni. o impazzire dietro a un pollo di gomma con la carrucola nel mezzo: quella sì che era una sfida! E quando trovavo a fatica una soluzione dopo ore ed ore di prove, mi sentivo il re del mondo!

4-Demenzialità: in Broken Age è tutto molto sopra le righe, ma il nonsense e la demenzialità di una scimmia a tre teste o della solita carrucola nel pollo, era un'altra cosa. Inoltre, nei vecchi giochi la demenzialità era insita anche nella risoluzione degli enigmi stessi, cosa che invece in Broken Age è solo accennata...

"I got you baby!"

E quindi a conti fatti? E' un bel gioco oppure una ciofeca? In definitiva, come detto sopra, il gioco mi è piaciuto parecchio, è un gioiellino nel suo genere, ma ha raggiunto le aspettative solo a metà. Purtroppo, messo al confronto coi 'vecchi', crolla. Non resta che attendere fiducioso l'atto 2: magari mi stupirà!


VOTO FINALE: 4/5 


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